Documento conclusivo XIII congresso
Documento conclusivo XIII congresso
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Tradizione rurale e innovazione: la Via Æmilia una storia italiana
Emilia Romagna, 22-25 settembre 2010
Durante il XIII Congresso nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali sono stati approfonditi quattro tesi congressuali, cioè lo sviluppo rurale dopo il 2013, i processi di valutazione ambientale e la biodiversità, la prevenzione nel governo del territorio e l’uso sostenibile degli agrofarmaci.
Nell’ambito di questo consesso, che ha visto la partecipazione dei vertici delle strutture ordinistiche dell’intero territorio nazionale, si è determinata l’approvazione del presente documento finale, frutto del lavoro di sintesi delle quattro sessioni congressuali.
Tesi n. 1 – Lo sviluppo rurale dopo il 2013
La categoria dei dottori agronomi e dottori forestali si impegna ad operare affinché, nell’ambito delle scelte politiche degli organi competenti ai vari livelli, l’attività programmatoria, progettuale, consulenziale e di controllo dei dottori agronomi e dottori forestali sia volta a:
1. coniugare adeguatamente le tematiche ambientali e paesaggistiche per concorrere allo sviluppo delle aree rurali, al presidio del territorio e alla competitività del sistema agroalimentare nazionale, dell’occupazione e della produttività.
Ferma restando la centralità della produzione di beni alimentari, l’impegno dei dottori agronomi e dei dottori forestali deve essere volto a sostenere la vitalità economica dell’impresa agricola, favorendo:
- l’aumento della competitività attraverso l’introduzione delle migliori tecniche di produzione e delle innovazioni tecnologiche, sia attraverso la realizzazione di interventi strutturali, sia attraverso la diffusione della conoscenza e della formazione (consulenza aziendale) per il trasferimento dell’innovazione tecnologica dal mondo della ricerca al mondo produttivo;
- la riconoscibilità dei valori ambientali e paesaggistici per garantire la produzioni delle esternalità positive e la produzione di “beni pubblici” chiaramente identificati, che la collettività richiede a fronte della spesa pubblica nel settore agricolo;
- un sistema di controllo sul corretto funzionamento del mercato dei prodotti agricoli.
I frequenti fenomeni speculativi a carico delle commodity agricole e la globalizzazione del mercato senza globalizzazione delle regole, hanno reso i mercati estremamente volativi e infranto il fragile equilibrio economico delle imprese agricole, determinando una progressiva riduzione del valore aggiunto. E’ opportuno un potenziamento della filiera produttiva e una valorizzazione delle produzioni agroalimentari, legandoli al territorio e al proprio paesaggio, attraverso sistemi di certificazione chiari e riproducibili, con professionisti valutatori abilitati.
Risulta infine importante comunicare la qualità dei prodotti nel settore agricolo-forestale attraverso strumenti innovativi, anche per raggiungere le diverse fasce di consumatori, al fine di migliorare la consapevolezza del consumo e delle qualità intrinseche dei prodotti.
2. Contribuire alla semplificazione sia nella fase di programmazione sia nella fase di gestione e controllo, per incrementare della flessibilità generale del sistema
A livello programmatico:
- essere parte attiva nel promuovere la riduzione del numero delle misure di sviluppo rurale (diminuzione della complessità del quadro di interventi) e la semplificazione dell’iter per l’introduzione di modifiche ai programmi iniziali (miglioramento del dinamismo degli aggiornamenti).
A livello di gestione:
- contribuire a creare un percorso partecipato e condiviso fra amministrazioni pubbliche e tecnici progettisti per la definizione degli iter istruttori, finalizzato alla riduzione della burocrazia e alla garanzia di adeguati standard qualitativi dei progetti;
- adoperarsi per realizzare una maggiore flessibilità nelle modalità di gestione degli interventi di sviluppo rurale, con riduzione delle rigidità formali e l’introduzione di sistemi di valutazione complessiva e sostanziale del progetto realizzato;
- raggiungere un elevato livello di efficienza dei sistemi informativi e delle procedure di gestione durante le fasi di istruttoria e liquidazione (funzionamento organismo pagatore);
- valorizzare e potenziare le capacità professionali agroforestali nelle amministrazioni pubbliche preposte alla programmazione e alla gestione degli interventi di sviluppo rurale.
3. Favorire l’integrazione fra le politiche perseguite con il primo e secondo pilastro della PAC e anche con gli altri fondi strutturali del sistema.
E’ necessaria una complementarietà e un’integrazione dei vari interventi nel settore rurale, attraverso la definizione di una strategia coerente e unitaria fra politiche agricole, sociali e territoriali. Solo attraverso una regia unica dello sviluppo rurale è possibile creare le sinergie necessarie per la massima efficienza nell’utilizzo dei fondi.
4. valorizzare il progetto, la qualità delle idee e delle soluzioni di sistema e di intervento.
L’approccio alla politica degli investimenti pubblici dovrà basarsi esclusivamente sulla qualità del progetto. I criteri di progettazione dovranno basarsi su parametri che evidenzino oggettivamente la sostenibilità economica, ambientale e sociale. La valutazione degli stessi dovrà essere coerente con gli indicatori sopra menzionati al fine di favorire le reali scelte di progetti coerenti con i principi della programmazione. I processi burocratici di autorizzazione dovranno essere semplificati al fine di razionalizzare l’iter di realizzazione degli interventi. A tal fine occorre promuovere processi di sussidiarietà con gli Ordini professionali e quindi con la responsabilizzazione dei singoli professionisti nella fase di progettazione.
Tesi n. 2 – I processi di valutazione ambientale e la biodiversità
Gli studi ambientali (studi nell’ambito della valutazione di impatto ambientale, studi nell’ambito delle valutazioni di incidenza ecologica, rapporti ambientali nell’ambito dei procedimenti di VIA, VIncA, Valutazione Ambientale Strategica e AIA) devono essere condotti in maniera tale che venga fornita una corretta valutazione degli interventi ambientali, garantendo di conseguenza la salvaguardia della biodiversità e un corretto servizio alla collettività. A tal scopo si evidenzia come la figura professionale del dottore agronomo e del dottore forestale sia sempre stata deputata alla gestione di sistemi complessi e alla interpretazione di processi dinamici; tale caratteristica legittima la figura del dottore agronomo e del dottore forestale ad essere il coordinatore di gruppi di lavoro multidisciplinari per le valutazioni ambientali, avendo chiari gli obiettivi gestionali a livello ecosistemico e avendo tale ruolo sancito dalla legge professionale di riferimento.
I dottori agronomi e i dottori forestali riuniti in congresso hanno individuato i seguenti obiettivi per svolgere al meglio la propria funzione di garanzia a favore della collettività:
- è necessario fare opera di informazione sulle competenze specifiche in ambito delle valutazioni ambientali, verso l’esterno (soprattutto presso le pubbliche amministrazioni) e verso l’interno (presso gli ordini provinciali e gli iscritti);
- è necessario pretendere che le competenze degli organi decisionali (quali quelle dei funzionari pubblici) siano adeguate all’oggetto delle valutazioni ambientali;
- è necessario stimolare le autorità competenti a perseguire una uniformità del quadro normativo di riferimento;
- è necessario elevare il livello della preparazione sui temi delle valutazioni in campo ambientale e della conoscenza dei processi di salvaguardia della biodiversità durante la formazione accademica e nella fase successiva alla abilitazione.
Gli strumenti proposti per raggiungere tali obiettivi sono:
- sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità tecnico-scientifica affinché prevalga la visione della salvaguardia della dinamica ecosistemica di un habitat, piuttosto che la visione della conservazione di un habitat visto come unità statica;
- creare precise linee guida finalizzate alla interpretazione degli studi ambientali, definendo la metodologia delle procedure valutative che dovrebbero essere ripercorribili sia da parte del valutatore che da quella del professionista, per ridurne le derive discrezionali;
- stimolare ulteriori azioni di formazione permanente sui temi delle valutazioni in campo ambientale, valorizzando sempre di più l’esperienza e le conoscenze dei colleghi dottori agronomi e dottori forestali specializzati, oltre alle esperienze presenti in ambito accademico;
- incentivare il rapporto tra Università e Ordini provinciali, attraverso attività mirate o programmi formativi concertati.
Tesi n. 3 – Gestione del territorio
Nonostante i piani, i programmi e le sparute azioni volte alla corretta gestione del territorio, emerge, nel nostro Paese, la mancanza di una seria e diffusa politica della prevenzione, da attuare attraverso una messa in sicurezza che abbia come primario criterio guida, la gestione sostenibile e duratura del territorio, riconoscendolo come risorsa da proteggere e da gestire piuttosto che solamente da sfruttare o abbandonare.
Gli strumenti applicativi e operativi idonei per detta gestione sono tutti quelli atti a prevenire e a sanare gli effetti negativi indotti: la sistemazione dei bacini idrografici con sistemazioni idraulico agrarie e sistemazioni idraulico-forestali anche con l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica; riduzione delle superfici impermeabili, realizzazione di interventi con verde pensile e di facciata, applicazioni di tecniche di lavorazione del suolo compatibili, ripresa della manutenzione delle opere idraulico-agrarie e idraulico-forestali con tecniche a basso impatto ambientale, ove e in quanto possibile.
I dottori agronomi e i dottori forestali riuniti in congresso, dopo approfondita discussione sul tema, ritengono che sia necessario:
- la completa applicazione del quadro legislativo già in essere, dedicando risorse primarie del bilancio dello Stato con azioni tese alla tutela del territorio e alla salvaguardia della vita umana;
- un cambiamento culturale a tutti i livelli sul tema della tutela del suolo e la riaffermazione dei suoi principi base con un linguaggio anche non tecnico, “aperto” alla popolazione residente attraverso processi partecipativi, che riesca a creare condivisione;
- rendere più efficace l’azione centrale e coordinatrice in merito alla definizione di strategie e azioni di intervento su un bacino idrografico;
- un maggiore coordinamento, con spirito collaborativo, tra la nostra categoria, gli Enti e le amministrazioni anche di protezione civile;
- una maggiore presenza della nostra categoria ai diversi livelli decisionali e progettuali;
- una messa a punto di meccanismi organici di finanziamento destinati al sostegno dell’azione di tutela del territorio che superino la logica del finanziamento straordinario, spesso legato alla gestione delle emergenze;
- rendere più organica e sistematica la collaborazione tra la nostra categoria e il mondo della ricerca e dell’Università;
- la formazione universitaria e professionale specifica nel settore della tutela del suolo;
- la definizione di criteri di quantificazione dei benefici derivanti da un attento governo del territorio e la valutazione del valore delle esternalità offerte dai “servizi ecosistemici”;
Viene infine preso atto che la politica di prevenzione comporta una sensibile riduzione dei costi economici e sociali rispetto all’approccio basato sulla gestione delle emergenze.
Sulla base di queste conclusioni, i dottori agronomi e i dottori forestali riuniti in congresso hanno individuato i seguenti obiettivi:
- determinare i criteri di quantificazione dei diversi servizi ecosistemici e definire le modalità con cui essi possono entrare organicamente negli strumenti di pianificazione e governo del territorio;
- incorporare nelle scelte strategiche per un territorio la valutazione dei benefici derivanti dai servizi eco sistemici;
- inserire nella formazione curriculare del professionista il tema della gestione del territorio;
- la necessità di disporre di dati aggiornati (anche attraverso la creazione di archivi informatizzati) sulla consistenza, stato di conservazione e fabbisogno di manutenzione o integrazione delle opere.
Gli strumenti proposti per raggiungere tali obiettivi sono:
- la messa a punto di meccanismi organici di finanziamento destinati al sostegno dell’azione di tutela del territorio che superino la logica del finanziamento straordinario, spesso legato alla gestione delle emergenze;
- l’implementazione di un sistema d’integrazione funzionale e operativa tra gli Enti e i Professionisti;
- la definizione e monetizzazione da rendere disponibile per gli interventi di tutela del suolo della riduzione dei servizi eco sistemici.
Tesi n. 4 – Uso sostenibile degli agrofarmaci
I dottori agronomi e i dottori forestali ritengono che il raggiungimento degli obiettivi della direttiva 2009/128/CE (tutela della salute umana e dell’ambiente) si ottenga grazie alla presenza certa di un consulente “qualificato”, in possesso di specifica competenza in campo fitoiatrico, il quale deve essere posto al centro, con un ruolo specifico, sia nella fase in cui si “forma” la decisione di utilizzare l’agrofarmaco, sia in quella in cui l’agrofarmaco è venduto all’utilizzatore finale, professionale e non.
A tale scopo il consulente deve possedere il requisito della terzietà al fine di evitare commistioni di interessi e assicurare che la prestazione professionale sia a garanzia della salute pubblica e dell’ambiente.
Per tale motivo la figura del dottore agronomo e dottore forestale è l’unica figura professionale in possesso di specifica competenza nel campo della difesa fitoiatrica.
Sulla base di queste conclusioni, i dottori agronomi e i dottori forestali riuniti in congresso hanno individuato i seguenti obiettivi:
- deve essere introdotta una nuova articolazione della “filiera” dell’uso dell’agrofarmaco, imperniata sull’asse “consulenza tecnica-prescrizione agrofarmaco–agrofarmacie”;
- il ricorso all’uso di agrofarmaci deve essere “autorizzato” (prescritto) in forma scritta dal dottore agronomo o dottore forestale al termine di un complesso processo di consulenza fornita all’utilizzatore finale;
- le agrofarmacie devono essere le uniche rivendite autorizzate al commercio degli agrofarmaci e in fase di vendita deve essere garantita la presenza di un dottore agronomo o di un dottore forestale;
- sia in fase di prescrizione che in fase di vendita si dovrà prevedere l’utilizzo di strumenti digitali, in modo da garantire un’agevole trasmissione del tracciato dati agli Enti preposti ai controlli e alla rilevazione dei dati statistici;
- è necessario garantire una precisa suddivisione dei ruoli all’interno della filiera della consulenza (informatore scientifico dell’agrofarmaco, consulente “prescrittore”, “agrofarmacista”) al fine di evitare evidenti conflitti di interesse;
- la formazione dei consulenti deve essere garantita e “certificata” dall’ordine di appartenenza nell’ambito del processo di formazione permanente, obbligo deontologico per il dottore agronomo e dottore forestale.
Gli strumenti proposti per raggiungere tali obiettivi sono:
- la costituzione di un “think tank” che raggruppi tutti gli attori (produttori di agrofarmaci, produttori agricoli, consulenti, grandi distributori e consumatori) in modo da poter condividere proposte innovative sui temi centrali dell’uso sostenibile degli agrofarmaci e della tutela dei consumatori e degli operatori professionali;
- ricercare una fattiva collaborazione all’interno del Tavolo Tecnico Istituzionale deputato alla definizione del Piano d’Azione Nazionale (PAN) al fine di fornire ulteriori contributi utili alla stesura definitiva del PAN stesso;
- contribuire alla applicazione della Direttiva 2009/ 128/CE imperniata sull’asse “consulenza tecnica-prescrizione agrofarmaco-agrofarmacia”.